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Io leggo perché. Ma in realtà io scrivo perché…

La settimana “Ioleggoperché” nelle scuole è speciale. Il motivo è semplice: non serve a ricordarmi che i ragazzi e le ragazze di primarie e secondarie leggono, e cosa, ma per quale motivo scrivo.

È sempre una gioia ricevere un’email o una telefonata con, dall’altra parte, un’insegnante o un libraio che si informa se ho piacere di andare, quasi mi stesse chiedendo un favore. A dire il vero, spiego ogni volta, il favore lo fanno loro a me perché di solito quando entro in una scuola mi rigenero. La carica che riescono a darmi ragazzi e ragazze è sempre qualcosa di unico.

Ed è accaduto anche questa volta, con annesso terremoto di mezzo che ha posticipato una delle trasferte. Ho girato un po’ di scuole a me vicine, col bis fatto a Urbisaglia, fino ad arrivare a Nardò, in provincia di Lecce. Un bel tour nel suo complesso, ma ne è valsa la pena.

In ogni classe o aula magna sempre lo stesso entusiasmo, la stessa voglia di conoscere storie, come è iniziata l’avventura di Asad, perché ho scelto proprio il judo per Max e cosa avevo in mente quando ho scritto la Bottega delle ossa. E soprattutto come nascono le storie, da dove arrivano e (in questo caso è il sottoscritto che lancia l’argomento) quali sono gli innumerevoli difetti di chi scrive.

Approfitto del blog per ringraziare, tra gli altri, le insegnanti e i loro colleghi che hanno reso possibile tutto questo, dalla professoressa Agostinelli al professor Medei, a Massimiliano Caputo del Mondadori Bookstore di Nardò alla professoressa Marina Manieri dell’Istituto Comprensivo “Renata Fonte”, che ha impiegato la mattinata a farmi da guida nella scuola, con infinita pazienza devo dire. E a Mirko Cardinali della biblioteca di Urbisaglia, vero vulcano di iniziative.

Ma soprattutto a loro: le Giorgia e gli Andrea, le Asia e i Francesco, le Beatrice e i Massimiliano… Perché senza di loro sarebbe tutto inutile.

Grazie di farmi tornare a casa sempre con un pizzico di gioia in più.

PS – E ogni volta torno con un aneddoto simpatico. Sessione autografi e dediche, un ragazzo si avvicina con la sua copia e mi dice: “Ad Alessandro… con due esse”.