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L’EMOZIONE A BASSA GRAVITÀ

L’aver saltato l’allunaggio dell’Apollo 11 è una cosa che mi perseguiterà per tutta la vita. Insomma, va bene che non è stata colpa mia, ma avessero ritardato di qualche anno non sarebbe stato male. Ogni volta che in tv trovo un servizio sull’Apollo 11 non me lo perdo (come il film sull’Apollo 13). È sempre un’emozione unica, un punto di svolta che, secondo me, l’umanità aveva raggiunto e che si è fatta scivolare addosso imboccando la direzione sbagliata del bivio. Sarebbe facile essere retorici, ma non è colpa mia se oggi di uomini del genere ce n’è a malapena l’ombra. Purtroppo sembra che sicurezza, spavalderia e coraggio vengano messe a servizio unicamente dell’idiozia e quasi mai per un nobile fine. Mi vengono i brividi se penso che l’Eagle, il modulo di allunaggio, andò lungo di parecchie miglia mancando il sito previsto per l’allunaggio e che Armstrong scese con solo 45 secondi di carburante rimasti. Oppure che in fase di partenza dalla superficie lunare, scoprirono che l’interruttore per l’accensione del motore di risalita era danneggiato e lì per lì usarono una penna per attivare il contatto. Come fosse un joystick. No, quella era gente di altro tipo, che anche se ne avesse avuta la possibilità, lassù, coi piedi dove nessuno li aveva mai posati, non si sarebbe fatta un selfie. Poco ma sicuro.