Vai al contenuto

IL VIC, LA VOLPE E TUTTE LE ALTRE VOLTE

Molti sanno. Per tutti gli altri, Vic è Vittorio Curtoni. Sì, è. Perché anche se da un paio d’anni non c’è più, il Vic appartiene alla categoria di persone che ha l’abitudine di restare. Qualità che dice tutto.

Molti l’hanno conosciuto più e meglio di me, quindi mi limiterò a dire che col suo sapere di scrittura, letteratura e editoria, gli veniva naturale segnarti in qualche modo se solo avevi la possibilità di stargli un po’ vicino. E poi c’era l’uomo, che sarebbe riduttivo definirlo così, perché a dire il vero era una forza della natura. Cinque minuti e ti faceva venire il buonumore, anche solo a guardarlo. Figuriamoci se parlava.

Nel novembre del 1999 ero al convegno “La fantascienza e i giovani” tenutosi a Camerino, piccolissimo centro dell’entroterra marchigiano. Oltre al Vic c’erano anche Valerio Evangelisti e Vittorio Catani, non male come terzetto. Si era al buffet e mi piazzai timidamente dietro di loro (le chiacchiere migliori si fanno sempre mentre si mangia) per ascoltare e assorbire il più possibile da coloro che consideravo autentiche icone della fantascienza italiana. A un certo punto, parlavano di racconti e premi letterari, il Vic disse: – … Per esempio il Courmayeur di quest’anno… Ero in giuria e abbiamo votato tutti all’unanimità perché un racconto così lo trovi di rado. Me ne sarei andato se non avesse vinto…”.

In mezzo secondo capii cosa vuol dire essere senza sangue; non so dove prelevai il coraggio ne-cessario per farmi avanti e dire: – … Ehm… Signor Curtoni, quel racconto l’ho scritto io…
– Davvero? Bravo. Vieni e fatti un bicchiere.
L’ho conosciuto in questo modo. Il Vic era così.
Di storie ce ne sarebbero a bizzeffe, tutte nate da cene e convention nelle quali dava sempre il meglio di sé. E in una di queste occasioni fu partorita l’idea dello SVIC, il suo club, con annesso premio letterario per il peggior racconto di fantascienza dell’anno appositamente scritto per l’occasione. C’è gente che è rimasta segnata nel vincere quel premio, noi nell’organizzarlo. Ma si sarebbe potuto fare solo col Vic.
Il racconto di quel premio Courmayeur (“Mishima Boulevard”) ci ha poi seguito a lungo, anche quando Vic accettò di far rinascere la rivista Robot; mi telefonò e disse: – Alberto, voglio Mishima. Sarà il primo numero della nuova Robot e non posso non mettercelo.
Oppure quando mi telefonò dopo la pubblicazione di “Lazarus”:
– Alberto, i miei complimenti, qua tutto bene.
– Ne sono felice.
– E adesso che farai?
– Non lo so, a dire il vero sono un po’ stanco. Penso che con la fantascienza smetterò.
– Non fare il cretino, che ci sei te e poc’altro…
– Ma avrebbe senso continuare a scrivere le stesse cose? Vic, sono scarico…
– Allora è diverso. Fai quel che cazzo preferisci e tira dritto.
È stata l’ultima volta che l’ho sentito.
Anni fa, preso dalla voglia di creare un sito personale abbastanza umoristico e più che altro per sfottere le mie manie da scribacchino, gli chiesi qualche riga che mi descrivesse e lui, ricordandomi sempre su un treno per andare da qualche parte e terrorizzato dal caldo, mi inviò questo: “Era un tipo umido. Da condizionatori o climatizzatori che dir si voglia. Odiava cammelli, dromedari e canguri perché gli ricordavano distese troppo ampie e troppo assolate. Adorava i pinguini. Questi forti limiti ideologici hanno inciso pesantemente sulla sua narrativa, ma c’è chi ha fatto peggio. Però scriveva bene. ‘Azzo se scriveva bene. Certi suoi racconti avrei voluto scriverli io. Invece li ha scritti lui. Brutta bestia. Era infine un grandissimo viaggiatore ferroviario. Un futurista in ritardo. Conosceva a memoria gli orari di tutti i treni per e da tutte le città italiane da e per Tolentino. Non che a me la cosa servisse molto, visto che vivo a Piacenza, però questa sua onniscienza ferroviaria ha fatto di lui quel grande uomo rinascimentale che è stato.” Vic, era impossibile non volerti bene.
E la volpe? Chi non ha mai letto due suoi racconti: “La volpe stupita” e “La dignità della volpe”, forse non può capire. Era il suo animale preferito. Se c’era lui di mezzo, una volpe c’entrava sempre.
Scusa Vic, ma senza di te mi vengono da dire solo cose banali.